#JeSuisJolie

L’intuito mi ha guidato sempre nelle scelte importanti.

Ma in questa scelta particolare, è stato il più razionale degli elementi a guidarmi: un numero.

Dopo il mio intervento al seno per rimuovere il tumore e durante tutta la terapia e i cinque anni canonici di controlli frequenti, l’oncologa – conoscendo la mia storia familiare della malattia – mi invitava spesso a fare i test genetici[1] per capire se avevo un tratto ereditario che aumentava per me il rischio di malattia.

Istintivamente resistevo a questo invito, intuendo che in caso di test positivo avrei dovuto fare una scelta, probabilmente non facile. Ma come al solito la razionalità ha prevalso ed ho fatto il test.

Ed ho dovuto scegliere.

Il medico che mi ha comunicato i risultati, mi ha anche dato un numero, una percentuale che esprime il maggior rischio, nel mio caso, di sviluppare un cancro alle ovaie.

Come spiega molto bene qui la Dr.ssa Francesca Faravelli, Direttrice di Genetica medica dell’Ospedale Galliera di Genova e ricercatrice di Telethon: “Noi genetisti facciamo un grande uso di percentuali:

è il modo in cui la scienza comunica l’incertezza.

Ma spesso ci dimentichiamo che uno stesso numero può avere un significato completamente diverso a seconda di chi si trova dall’altra parte. Ci sono casi in cui lo 0,1% di probabilità in più di sviluppare una malattia può essere insostenibile. Per esempio se la persona coinvolta ha una storia familiare drammatica, e non spetta a noi medici giudicare le scelte dei pazienti. Questo non vuol dire che quel numero non abbia un senso: sulla base di queste percentuali si giustificano esami che magari comportano a loro volta dei rischi, o che hanno dei costi molto elevati. L’importante è tenere presente che si tratta sempre di un’informazione parziale. Soprattutto quando dobbiamo comunicarla ai pazienti”.

Anche nel mio caso il medico ha lasciato a me la decisione: continuare a vivere nell’incertezza che la malattia si sviluppi (purtroppo in modo silente e senza strumenti diagnostici che la possano intercettare in tempo) o eliminare preventivamente due piccoli organi, le ovaie, che pur essendo accessori, rivestono comunque una grande importanza nella percezione di sé come donna.

Io ho scelto di eliminare l’incertezza, anche senza essere in una situazione di pressione emotiva come quella che racconta Angelina Jolie, sul New York Times:

“I went through what I imagine thousands of other women have felt. I told myself to stay calm, to be strong, and that I had no reason to think I wouldn’t live to see my children grow up and to meet my grandchildren.”

Si tratta di una decisione personale – né buona, né cattiva – come lo è per ogni donna ogni scelta che riguarda il proprio corpo e la propria salute.

E’ una scelta che nessuno può fare al posto nostro. E’ una scelta non facile. Ma tutte noi abbiamo il diritto di conoscere le opzioni e fare la nostra scelta.


Qualche parere autorevole, per approfondire

[1]La genetica studia il modo in cui i tratti ereditari passano da una generazione all’altra, e le mutazioni di singoli geni che possono predisporre alle malattie. Per quanto riguarda il tumore al seno, sono note da tempo le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2: versioni non funzionanti di questi geni passano dai genitori ai figli e aumentano fino a circa l’80% la probabilità, in chi ne è portatore, di sviluppare un tumore al seno e alle ovaie nel corso della vita.

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