Rosanna Marcodoppido: il patriarcato nella rappresentazione artistica occidentale – 29.3.2013

Guercino, "Susanna e i vecchioni"

Intervento e foto pubblicati da Redazione FemminilePlurale “Gli episodi di femminicidio e violenza maschile di ogni tipo, di cui leggiamo ogni giorno, non sono un’emergenza, come qualcuno vuol far credere, ma elementi strutturali della nostra cultura che attraversano sfera privata e sfera pubblica, mondo affettivo e società.

La cultura dominante è infatti ancora oggi in gran parte quella patriarcale. Ci sono segni sparsi un po’ ovunque che veicolano i significati palesi o nascosti che si attribuiscono ai soggetti sessuati e ai fatti che li riguardano. Questi segni parlano ancora, anche se risultano sempre meno credibili, di pre-dominio maschile come dato naturale. Essi vanno perciò riconosciuti e combattuti, ovunque si annidino.

Dobbiamo imparare a dotarci di occhi capaci di decodificare questo sistema materiale e simbolico che chiamiamo patriarcato, in piedi da millenni e millenni e che ha permeato di sé tutto. Occorre portare avanti questa opera di decodifica anche nella rappresentazione artistica, che per troppo tempo è stata in mano a soli uomini: è un gesto politico che ci compete. La storia dell’arte è infatti un deposito straordinario della messa in figura di uno sguardo maschile su di sé e sul mondo.

Segnalo a tal proposito, tra i tanti, un tema iconografico ricorrente nella storia dell’arte occidentale, “Susanna e i vecchioni”, tratto da un episodio della Bibbia e su cui si sono cimentati tra gli altri Veronese, Tintoretto, Rubens. Mentre fa il bagno Susanna viene sorpresa da due vecchi laidi che per poterla possedere minacciano di riferire che l’hanno vista con un uomo. I vari dipinti la rappresentano mostrando in primo piano il suo corpo di donna in tutto il suo splendore. Anche Artemisia Gentileschi la ritrae. Anche nella sua opera Susanna è nuda, ma è soprattutto una giovane e bella donna che cerca inorridita e infastidita di nascondersi allo sguardo maschile. Artemisia è la prima donna artista a denunciare, rappresentare e rifiutare la riduzione della donna a corpo, semplice oggetto estetico e/o di piacere per l’uomo. Ricordo che il suo è il primo processo per stupro documentato, dopo che con coraggio denunciò l’uomo che l’aveva violentata.

Neanche i luoghi istituzionali del potere sono esenti da rappresentazioni esplicitamente sessiste o che rimandano ad una idea di disvalore femminile. Porto ad esempio l’aula di Montecitorio a Roma e il Palazzo d’Accursio a Bologna. ….” Potete continuare a leggere qui l’articolo originale e le sue tesi.

Rileggendolo a me è venuto naturale fare il paragone – forse un po’ irriverente, ma sicuramente efficace – fra l’occhio dei pittori classici e l’occhio delle moderne telecamere, con riferimento a quanto avvenuto recentemente in occasione della nomina del governo Renzi e della notte degli Oscar.

Mi spiego:

Una telecamera irrispettosa (e fior di commenti sui media) ha accompagnato l’insediamento del governo Renzi, cerimonia in cui hanno giurato 8 ministre. Fiumi di inchiostro (specialmente virtuale) sono scorsi per descriverne il look, ma quello che più ha sconcertato è stato il comportamento dell’inviato de “Le Iene” nei confronti della neo ministro Maria Elena Boschi, che è stata fatta oggetto di molestie sessuali … “è stata fatta oggetto!”….

Non posso che condividere le parole di Marina Terragni, e la sua comprensione per Maria Elena Boschi, che per quanto chiaramente infastidita e turbata, non si è sentita di stigmatizzare il comportamento del “cronista”: tutte sappiamo come ci si sente, in circostanze come queste. Come se si avesse colpa della propria bellezza, e si meritasse di pagarla in qualche modo.

Marina Terragni affronta poi il tema del rispetto che si deve ai rappresentanti delle istituzioni e ci regala un memorabile discorso in cui la prima ministra australiana Julia Gillard accusa di misoginia e sessismo il leader dell’opposizione Tony Abbott. Lo fa in Parlamento e davanti al Paese, con una scenata memorabile, in un crescendo entusiasmante, annientando il maschilista.

E non è infrequente, all’estero, che lo street harassment venga bollato come comportamento violento, teso ad esercitare potere e controllo psicologico sulle donne.

Succede tuttavia anche all’estero, che un cameraman si comporti in modo poco rispettoso, ed è quello che ha sperimentato Cate Blanchette, 45 anni, recentemente premiata come migliore attrice agli Oscar. Il blog IlCorpoDelleDonne, in un  video da vedere assolutamente, ci mostra quanto il suo comportamento sia stato diverso, poche settimane fa durante una manifestazione pubblica  in cui veniva intervistata, mentre  al contempo veniva “oggettivizzata” attraverso le tipiche riprese “dal basso” a cui la tv nostrana ci ha abituato.

Dov’è la differenza? forse solo nella consapevolezza che lottare per i nostri diritti è sano e giusto, come sempre il lavoro di Lorella Zanardo ci ricorda.

Buon 8 marzo

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